Recensioni

Massimo Baldacci, Oltre la subalternità. Praxis e educazione in Gramsci (Roma, Carocci, 2017, pp. 276)

Praxis ed educazione in Gramsci

di Chiara Meta

Il libro di Massimo Baldacci, Oltre la subalternità. Praxis e educazione in Gramsci (Roma, Carocci, 2017, pp. 276), ha il merito di riaccendere l’attenzione sul pensiero educativo di Gramsci, dopo decenni di silenzio. A differenza di altri paesi infatti, come quelli dell’area dell’America Latina, dove le “ricadute pedagogiche” di Gramsci vengono studiate e utilizzate anche come strumenti di lotta politica, in Italia dagli anni Sessanta e Settanta, in cui si collocano gli importanti lavori di Angelo Broccoli, Giovanni Urbani, Mario Alighiero Manacorda e poi di Dario Ragazzini, abbiamo avuto una eclissi sui temi educativi del pensatore sardo. Baldacci, distaccandosi da quanti ritengono che Gramsci sia un semplice “classico del pensiero politico”, sottolinea come la particolare curvatura che egli assegna al marxismo alla luce della filosofia della faccia del suo pensiero uno strumento di lotta e critica dell’esistente.

Giancarlo de Vivo, Nella bufera del Novecento. Antonio Gramsci e Piero Sraffa tra lotta politica e teoria critica (Roma, Castelvecchi, 2017, pp. 188)

Gramsci e Sraffa, comunisti nel Novecento

di Guido Liguori

Il ruolo che ebbe Piero Sraffa nella vita di Antonio Gramsci, soprattutto dopo l’arresto del comunista sardo, è rimasto a lungo in secondo piano, iniziando a emergere pubblicamente solo dalla metà degli anni ’60. Da allora, è gradualmente apparso sempre più chiaro come colui che è considerato uno dei maggiori economisti del Novecento fosse stato l’amico rimasto più vicino a Gramsci dopo l’arresto, aiutandolo materialmente, ricoprendo il ruolo di suo interlocutore intellettuale e facendo a lungo anche da tramite con il Partito comunista, in collaborazione con la cognata russa di Gramsci, Tatiana Schucht. Molti studi e testimonianze si sono susseguiti da metà anni ’60, per cercare di gettare luce su una vicenda – quella di Gramsci in carcere – che presenta ancora non pochi punti su cui non si è fatta piena luce, e su cui forse sarà impossibile raggiungere certezze definitive.

Giuseppe Benedetti e Donatella Coccoli, Gramsci per la scuola. Conoscere è vivere (Roma, L’Asino d’oro, 2018, pp. 300)

Gramsci per la scuola?

di Lelio La Porta

Il titolo di un libro è, il più delle volte, indicativo del contenuto stesso. Quindi, se ci si trova davanti ad un lavoro intitolato Gramsci per la scuola. Conoscere è vivere, di cui sono autori Giuseppe Benedetti e Donatella Coccoli (L’Asino d’oro, Roma 2018, pp. 300), si dovrebbe essere predisposti alla lettura di un testo che affronti il problema della mancata conoscenza di Gramsci nelle scuole italiane. Chiusa l’ultima pagina, ripercorso l’indice, arrivati al punto di tirare le somme, si nota che su 10 capitoli soltanto quelli fra il sesto e il nono sono dedicati al rapporto fra Gramsci e la scuola, o meglio agli scritti da Gramsci dedicati alla scuola.

Noemi Ghetti, La cartolina di Gramsci. A Mosca, tra politica e amori, 1922-1924 (Roma, Donzelli, 2016, pp. 221)

Politica e amori di Gramsci a Mosca

di Lea Durante

L’ultimo libro di Noemi Ghetti, La cartolina di Gramsci. A Mosca, tra politica e amori, 1922-1924 (Roma, Donzelli, 2016, pp. 221) prende le mosse da una doppia cartolina scritta nella città di Ivanovo Voznesensk da Gramsci e da Julia Schucht nella notte del 16 ottobre 1922 a Eugenia Schucht, rispettivamente compagna e sorella degli autori, ricoverata nel sanatorio di Serebrianj Bor, alle porte di Mosca, per una transitoria paralisi delle gambe, di probabile origine nervosa. La cartolina, nota dal 1987 grazie a Mimma Paulesu Quercioli, cugina di Gramsci, ma mai esaminata prima con tanta attenzione, presenta diverse ragioni di interesse, rese più chiare dai recenti studi che negli ultimi anni hanno consentito un approfondimento  della biografia di Gramsci.